La Tartaruga

La tartaruga è il simbolo del tempo che passa, di quella centenaria memoria che rimane impressa nelle tracce di esperienza sul carapace.

La tartaruga è un rettile che può vivere sia sulla terra che nell’acqua. Sembra lenta, che si porta sempre la casa appreso, con la faccia corrucciata consapevole di quello che sta succedendo ed a cosa porterà. Lei l’ha già visto.

La mia tartaruga però ne ha avuto abbastanza di conoscere e guardare il mondo solo da sotto quel sigillo. Lei ha viaggiato più lontano che potesse, ha conosciuto diverse specie di animali ed ha provato persino a far parte del loro branco.

Ma alla fine rimaneva comunque sempre circondata da altre tartarughe. Perciò una volta, preso coraggio, chiese loro se potessero cambiare, andare da qualche altra parte, magari volare! Ma tutte le volte riceveva sempre la solita risposta: “sei troppo pesante, troppo pesante per ambire al cielo”.

Perciò crebbe, fece il suo dovere, fece la tartaruga in fila che a seconda della stagione passava dall’acqua alla terra, e viceversa.

Una volta, in lontananza sulla spiaggia, giurò di aver visto una tartaruga raminga che gironzolava. Perciò curiosa provò a raggiungerla.

Era ventoso, molto ventoso. Il mare impetuoso continuava a sbatterla contro le rocce. Intorno a lei molti pesci trasportati dalla corrente affogavano sulla riva del mare. Era difficile, ma lei era sinceramente determinata a raggiungerla. Non c’era neanche più un gabbiano in cielo per il forte vento.

Il sole stava calando mentre i gialli ed i rossi dei raggi attraversavano l’acqua di quelle onde che rendevano il suo percorso sempre più difficile.

Improvvisamente si sentì rapita e sollevata da un’onda, scaraventata contro uno scoglio.

Cadde a testa in giù e rimase in quella posizione per tutta la notte a contemplare le stelle, chiedendosi se da qualche parte, la sù, ci potesse essere un altro pianeta con un altro mare ed un’altra spiaggia su cui le tartarughe non fossero state così pesanti. Poi si addormentò.

L’indomani fu svegliata da un gabbiano che cercava cibo sopra la sua pancia e che non avendolo trovato riprese il volo chiedendosi cosa stesse ancora aspettando.

La tartaruga sgranò allora gli occhi tutti insabbiati. Perciò con un colpo di reni si rimise dritta e riguardò quella avventuriera che, come un puntino nero, era diretta all’orizzonte.

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Stette, guardò il suo branco di tartarughe che, in effetti, non era così lontano, e notò che non mancava a nessuna e nessuna la stava cercando. Capì allora di essergli indifferente.

Guardò allora di nuovo, davanti a sé, al mare… in quel punto dove mare e cielo diventavano un’unica linea continua. Si sentì persa, mezza spaventata e mezza eccitata. Un brivido la percosse.

A quel punto chiuse gli occhi e comprese che l’unica cosa che potesse fare era ascoltare il suo cuore, tutto il resto le sarebbe apparso come una finzione.

Adesso né le morte né la vita, il giorno o la notte, il giusto e lo sbagliato sembravano più avere un significato preciso.

Guardò quindi di nuovo quel puntino nero all’orizzonte e capì che così pesante non sarebbe mai riuscita a raggiungerlo. Iniziò perciò a spingere con tutte le sue forze contro il suo guscio per romperlo.

Premeva così forte che a un certo punto le saltò il respiro. Iniziò a diventare tutta paonazza e sempre più gonfia.

Finché a un certo punto ebbe una visione.

Mentre si stava sforzando fu distratta da un rumore. Si voltò allora per vedere se c’erano dei gabbiani, ma niente. Nel frattempo quel rumore si acuì. Era come uno scricchiolio che le solleticava tutta la schiena.

La marea si stava alzando mentre l’acqua le sfiorava le zampe quando improvvisamente sentì uno “Stac!”.

Improvvisamente le sembrò che l’acqua le stesse scivolando lungo i piedi.

Fece appena in tempo a notare il carapace rotto come il guscio di un uovo sotto di lei, che già aveva iniziato a volare.

Oggi le piccole tartarughe, parlando di lei, guardando in cielo,  si rassicurano dicendo che ce la possono ancora fare. Altre giurano che sia diventata una stella e che, se si rimanesse abbastanza in silenzio, la si potrebbe sentir ridere. Le più speranzose raccontano che sia riuscita a raggiungere un altro pianeta con altri mari e nuovi lidi in cui le tartarughe non sono più così pesanti.

Le sue gesta, speranze e tenacia hanno talmente colpito l’immaginazione di tante specie di animali a tal punto da far sperare a molti di poter avere un guscio da rompere.

Nessuno immagina però che mentre iniziava ad alzarsi in volo, sorridendo, abbia detto “finalmente ce l’ho fatta”.

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